Visuale d'insieme: i tracciati a me noti sul Corno di Grevo (vedi note* in fondo al post)
Dicembre 2023, condizioni perfette per l’alpinismo con gli artigli. Le abbondanti nevicate autunnali sono state seguite da una serie di sbalzi termici, tra gelate e 0 termico ad oltre 3000m i cristalli di neve nulla han potuto di fronte a tutto ciò, si son distrutti, giorno dopo giorno, regalando condizioni quasi scozzesi su alcune montagne del nord Italia. Polistirolo, così si dice in gergo alpinistico quando la neve ha assunto una durezza tale da assomigliare a questo bianco polimero, le becche delle picche entrano, con gran facilità ed i ramponi affondano perfettamente tutte le loro 10 punte.
È da qualche tempo ormai che il meteo è stabile ed io osservo, silenzioso, le pareti negli angoli più remoti delle valli adamelline. La galleria del mio telefono è un’accozzaglia di fotografie, sgranate perché zoomate, e sporcate perché tracciate di linee ipotetiche che forse mai verranno salite.
Ma questa volta è diverso, questa volta si fa. È sempre difficile trovare qualcuno pronto per l’ignoto, a volte quando qualcuno c’è, l’ignoto è già diventato noto per via di altri. Comunque, dicevo…questa volta è diverso…
Questa volta Stefano è libero, il 30 dicembre riusciamo entrambi a staccare la spina dalla quotidianità e saliamo lassù al Lissone, e poi ancor più su fino ai piedi del Corno di Grevo. Le tante fotografie in archivio confermano passo dopo passo le condizioni ed in circa tre ore ci troviamo sotto quella parete che tanto incute timore agli alpinisti dei giorni nostri, una parete mai di moda, forse è proprio questo che la rende così affascinante, quantomeno ad uno come me che a volte cade nella trappola della meta griffata e trafficata ma che nel profondo del cuore è un amante dell’isolamento. Togliamo l’attrezzatura dagli zaini e ci prepariamo sotto ad una linea super logica qualche decina di metri a sinistra di Easy Gully, non sappiamo nulla, l’idea della giornata è quella di salire dove ci porta il cuore e così facciamo.
Parto io sul primo tiro, un diedro di una ventina di metri spruzzato da un velo di neve. Salgo, salgo, salgo e nulla, quel polistirolo è più una crosta e per alzarmi di un metro devo arrivare fino alle toppe ghiacciate all’interno del diedro, a circa 15m di altezza inizio a guardarmi indietro e vedo quei corni granitici affiorare dalla neve proprio sotto di me, insomma, meglio far ballar l’occhio. Poco sopra, dopo una ravanosa ricerca nella neve, trovo una fessura pulita nel fondo del diedro e finalmente riesco a proteggermi. Un sospiro e dritto fino al termine del diedro per poi uscire da questo su toppe ghiacciate, da lì dritto per goulotte di ghiaccio e neve trasformata fino alla sosta su un piccolo pulpito.
Il secondo tiro tocca a Stefano, il terreno è perfetto per le sue R8, le nuove picche da nord in casa DCL, e lui non ci pensa un attimo, sale il risalto ghiacciato proteggendosi con un paio di viti per poi uscire su pendio nevoso a 55° fino al termine delle corde. Io lo raggiungo e quando arrivo in sosta vedo con chiarezza il proseguo della via, con altri 60m di corda arrivo alla base di un salto ghiacciato dove faccio sosta su due viti da ghiaccio, Il salto ghiacciato è alto circa 8 metri ed è veramente una chicca per l’ambiente nel quale si trova, le viti entrano perfettamente in quel ghiaccio finalmente abbastanza spesso da accettare le nostre ferraglie filettate. Sbucato sopra il salto di ghiaccio Stefano grida, “una corda”, ed io “…come una corda?”, lui si avvicina e rilancia “ah no, è il cavo della ferrata”. Nessuno di noi era mai stato sul corno di Grevo prima e non sapevamo di preciso dove passasse questa famosa ferrata. Fatto sta che c’è ed è lì, in un secondo Stefano allestisce una sosta sul cavo e mi recupera.
Il tiro successivo segue una goulotte con neve e ghiaccio per poi seguire un diedro roccioso che porta al nevaio superiore fino e riprendere la ferrata che nel frattempo aveva seguito linee più deboli in quel mare di roccia. L’ultimo tiro completa la via regalandoci un'altra breve colata di ghiaccio per poi uscire con dei passi di misto fino in cresta dove si incontra di nuovo la ferrata. Un abbraccio a fil di cielo è d’obbligo tra me e Stefano, un Amico ancor prima che compagno di cordata.
Finita la via inizia da disc… salita. Già, finita la via abbiamo salito la ferrata fin quasi in vetta al Corno di Grevo per poi rotolare verso Sud per calarci nel canale di Easy Gully e da lì, con alcune corde doppie attrezzate, fino alla base della parete.
Una giornata straordinaria, dall’alba al tramonto circondati da cielo e granito. Una linea meritevole, varia, tecnicamente semplice ma non facile per via dell’impegno globale, su una parete che lascia ancora spazio per l’avventura.
Via Bacioni e Baciotti
Primi salitori: S.Ducoli e F. Olivari il 30/12/2023
Difficoltà: AI 3 ed M4
Sviluppo: 350m + via ferrata fino in vetta
Esposizione: N-O
Materiale: NDA, 1 serie di friend 0.3/2 BD, 5 viti da ghiaccio corte, non è stato lasciato materiale in parete.
Avvicinamento: dal rifugio Lissone proseguire verso l’evidente Corno di Grevo salendo una dorsale, superare l’attacco della ferrata e portarsi sotto la parete Nord Ovest. L’Attacco si trova poco più in basso di Easy Gully, alla base di un evidente diedro chiuso in alto da un breve tettino che costringe ad uscire a sinistra (vedi foto), 1.45h dal rifugio.
Tempo arrampicata: 4h
Relazione:
L1 salire il diedro sfruttando la poca neve e le toppe ghiacciate, a circa ¾ di diedro possibilità di proteggersi (difficile da individuare), uscire a sx poi risalire la goulotte con neve marmorea fino a sostare su un piccolo pulpito dopo 60m (sosta da attrezzare su friend, fessura difficile da trovare, nelle condizioni trovate era coperta da ghiaccio).
L2 salire un salto ghiacciato e continuare per pendio nevoso a 60° per 65m dove si sosta su friend.
L3 ancora per pendio nevoso si punta la base della cascata, si supera un breve salto ghiacciato e si sosta su viti alla base del muro di ghiaccio.
L4 Salire il salto di ghiaccio ad 80° per poi arrivare al cavo della ferrata dove si sosta dopo circa 55m.
L5 salire prima per pendio di neve verso dx, poi prendere la goulotte di sinistra al termine della quale si sale un vago diedro a sx che porta ad un altro pendio nevoso al termine del quale si sosta nuovamente nel punto in cui si incontra di la ferrata.
L6 lasciare la ferrata a sx e prendere il canale di dx che si stringe man mano dando origine ad un breve colatoio con ghiaccio sottile, al termine del ghiaccio uscire a sx con qualche passo di misto ben proteggibile fino a sostare in piena cresta di nuovo sul cavo della ferrata.
Discesa: risalire la ferrata fino quasi alla vetta, da lì scendere per cavi metallici verso S-O fino a quando si nota il canale di uscita di Easy Gully, da lì con 6 calate allestite ma da verificare si arriva alla base della parete. Altre possibilità di discesa sono possibili ma non verificate.
Note: salita molto varia e raccomandabile. L’ambiente isolato, l’esposizione ed il lungo avvicinamento/discesa ne fanno una via da non sottovalutare nonostante le difficoltà non elevate.
Purtroppo è difficile reperire informazioni riguardo determinate pareti, abbiamo chiesto ai locals e pare sia una nuova linea, se qualcuno fosse a conoscenza di salite già esistenti mi contatti.
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